Kristina Milakovic

Nasce a Belgrado nel 1976.

Dal 1993 al 1994 studia nell’Atelier della Pittrice Etela Merc a Belgrado.

Nel 1994 consegue il Diploma della Scuola Superiore di Architettura a Belgrado.

Dal 1994 al 1995 frequenta a Belgrado il Corso di Scultura di Milan Rakocevic e il Corso d’Iconografia Bizantina di Slobodan Vitkovic. Nel 1996 si trasferisce in Italia e si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Roma, frequenta il Quadriennio della Prima Cattedra di Pittura del Titolare Professore Nunzio Solendo dove si diploma nel 2003 con la votazione di 110/110.

“Kristina Milakovic plasma lo spazio della tela ricreando memorie di paesaggi introspettivi in cui elementi ambientali e architettonici si fondono in organismi plastici atemporali. L’artista crea una realtà altra in cui si consuma, senza mai raggiungere risoluzione, una lotta costante tra quello che è e quello che lei vorrebbe che fosse, tutto si crea sotto l’impulso di emozioni bipolari e tutto si distrugge, lì dove ogni sensazione è lecita, lì dove tutto è possibile, lì dove la sua essenza può tradursi in semplici tocchi di rosso. Le sue opere sono spesso formate da corpi distinti impossibilitati a congiungersi, come il ponte spezzato sancisce il disfacimento di una rete di relazioni così i suoi paesaggi spogli ma essenziali vengono catturati nella loro natura effimera.

Quello che Kristina ci offre sono vere e proprie istantanee del suo percorso emotivo: ogni costruzione o paesaggio assume un silente e tacito sapore in cui la morte di quell’istante di ispirazione è tutto ciò che resta”.

Di seguito nota critica di Rossella Savarese

Kristina Milakovic nasce a Belgrado nel 1976, contaminadosi di arte sin dalla giovane età, grazie a sua madre pittrice autodidatta serba che le insegna di riflesso, nella loro casa studio, le basi ed i primi essenziali approcci al mondo dell’arte. Trasferitasi in Italia a Firenze per seguire gli studi accademici, il suo luogo di origine, non avendo vissuto gli anni bellici, resta nella sua memoria legato ad un tempo sereno. Completa il suo percorso formativo a Roma, città in cui tutt’oggi opera.

Le città spesso immaginarie, i brandelli di un ponte sospeso a mezz’aria, i paesaggi campestri, i dettagli di elementi architettonici lungo il tempo di una evoluzione artistica lasciano sulla tela tracce sempre meno evidenti di sentore figurativo con la strutturazione di un linguaggio più propriamente astratto in cui si evidenza l’esigenza da parte dell’artista di una pittura maggiormente gestuale ed istintiva. Pittrice e donna dal forte temperamento riesce nel luogo-spazio di una tela a sintetizzare mutazioni oniriche di un tempo irreale in cui, incisivo e sostanziale permane un tratto personale attraverso una pittura fortemente emozionale, sintesi di un tormento interiore che si manifesta in un fare pittorico scevro da schemi o disegni preparatori. Osservando i suoi lavori si percepiscono ricordi, riflessioni, immagini latenti quali sottostrato e traccia costanti su cui l’artista rimodula campiture di colore e guizzi di luce.

L’opera che scelgo è intitolata “Il bianco notturno”, una tela di medie dimensioni in cui l’artista modula la stesura del colore su due piani, una linea sottile ma incisiva demarca i due spazi in cui si compie il racconto emozionale.

”Due non è il doppio ma il contrario di uno, della sua solitudine” ci ricorda lo scrittore Erri De Luca. Nello spazio di una tela Kristina sintetizza un’intuizione, una folgorazione antecedente la realizzazione stessa dell’opera, il bianco fusione di tutti i colori è presente anche nella notte buia, in armonia e non in contrapposizione con il nero dato dall’assenza di tutti i colori e facendo parte di un solo possibile spazio, in un tempo epifanico e di ricongiunzione.

La tecnica è acrilico su tela, ovvero acrilico con stesura a pennello, dimensioni 100 x 40 cm.

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